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L’Abbaio a Fermo

Per la valutazione delle qualità attitudinali di un segugio da cinghiale una delle fasi più importanti è l’abbaio a fermo.
Inoltre, se un Segugio sa fare l’abbaio a fermo ha più possibilità di sopravvivere e di evitare di essere ferito in questa rischiosa attività e la presenza nel territorio del lupo costituisce un aggravante.
Ma che cos’è l’abbaio a fermo?
É un atto istintivo del segugio che denota padronanza e maestria in una caccia dura e complicata come quella del cinghiale.
Di solito il cane ,dopo aver svolto la fase dell’accostamento condotto con determinazione e segnalato con voce man mano crescente, s’accorge, grazie agli effluvi odorosi emanati dal cinghiale allestrato, di essere giunto nei pressi del punto nel quale è rimesso uno o più cinghiali e a debita distanza, istintivamente, si mette ad abbaiare a fermo.
Un istinto caratteristico di molte razze di segugi, particolarmente accentuato in quella Maremmana, che prevede, oltre che alla valutazione dell’usta lasciata sulla vegetazione e per terra, l’interpretazione dell’emanazione che arriva al naso del cane con il vento.
Più il segugio ha naso e più sa trattare il cinghiale, maggiore sarà la distanza dalla quale abbaia a fermo.
Un abbaio diverso da quello di tutte le altre fasi, molto simile a quello di un cane da guardia al quale si avvicina un intruso nel proprio territorio.
In alcune razze, in particolare nel Segugio Maremmano, si assiste al cambio di voce, una vocalizzazione differente totalmente da quella di accostamento e ancora più diversa e caratteristica se il cane riesce a localizzare con precisione il cinghiale quando, oltre che sentirne l’odore, lo vede con gli occhi.
Un abbaio ben cadenzato, ripetitivo, raddoppiato che alcuni soggetti possono continuare per ore ed ore, sempre che il cinghiale decida di restare immobile nella lestra.
La ripetizione, il tono, il timbro e la quantità di voce sono caratteristiche distintive tra le varie razze di segugi.
Ma per valutare le qualità di un segugio quali differenze si possono distinguere tra un soggetto ed un altro?
Quelle positive: l’istinto, il coraggio, la sicurezza, la potenza olfattiva.
L’istinto: mettersi immediatamente a fermo quando giunge nei pressi del cinghiale.
Il coraggio: restare a fermo, a giusta distanza sia in presenza di un verro, di una o più scrofe e sia che si tratti di un porchetto. Resistere a eventuali cariche del cinghiale che non gradisce l’intruso nei pressi della lestra, senza attaccare, riposizionandosi se il suide non ha intenzione di sloggiare dalla macchia che lo protegge.
Coraggio necessario per resistere alle cariche delle scrofe intente a proteggere il profilo.
Insomma, coraggio si, ma nello stesso tempo deve dimostrare di essere prudente, guardingo.
Personalmente, dopo una carica del cinghiale,non ritengo che il cane debba riprendere immediatamente ad abbaiare a fermo; anche se si zittisce per 1 o 2 minuti, che sembrano molti di più per la tensione che si genera e poi riprende, denota riflessività, necessaria per sopravvivere a lungo.
Silenzio che necessita quando il conduttore si avvicina al cane;il rumore generato dai rami strozzati e lo sfregamento nella macchia, non permetterebbero al segugio di comprendere che il cinghiale sta per piombargli addosso.
La sicurezza: saper gestire con destrezza l’animale che ha di fronte, restare a fermo senza inutile temerarietà, ardimento che potrebbe costare molto caro!
La potenza olfattiva: qui si può valutare il naso del segugio che rimane il pregio maggiore.
Ho visto più volte dei Segugi avventare un cinghiale a più di 100 metri e andare dritti a mettersi a fermo, sempre a distanza di sicurezza seguendo la scia odorosa proveniente dalla lestra.
Qualcuno avrà notato che durante la fase di accostamento qualche segugio dà qualche abbaio a fermo senza che si trovi vicino al cinghiale. Proprio questa è una situazione in cui il cane con poca capacità olfattiva, sopravvaluta l’usta, non lo dovrebbe fare. Oltre alla capacità olfattiva ,in questo caso, c’è anche un po’ di paura.
La potenza olfattiva è anche quella di saper interpretare gli effluvi odorosi che provengono dall’animale accovacciato nella macchia.
Ritornando all’abbaio a fermo, una delle variabili basilari che il segugio deve valutare è il vento.
Grazie al vento può posizionarsi a giusta distanza e percepire se il cinghiale resta nel covo o si sposta.
Qui, se ci troviamo nei pressi, ci possiamo accorgere della potenza olfattiva del soggetto e la distanza da dove il cane inizia ad abbaiare ci svela quanto forte sia il suo odorato. Il segugio, terminato l’accostamento e accortosi di essere nei pressi del cinghiale, può smettere di abbaiare per alcuni secondi, per ben posizionarsi a favore di vento, per poi iniziare il fermo.
E se dal fermo ritorna verso il padrone?
Se abbandona non ha le caratteristiche necessarie e fondamentali per questo tipo di caccia.
Qualche attenuante!
Ci sono alcuni cani che si sentono più sicuri quando il proprio conduttore si trova nelle sue vicinanze.
In questo caso capita che il cane lasci di abbaiare, raggiunga il padrone e poi con calma ritorni ad abbaiare a fermo, ma anche in questo caso il segugio è ritenuto poco adatto alla caccia al cinghiale.
Anche quando il cinghiale ha lasciato la lestra e dopo aver percorso un po’ di strada decide di fermarsi, il cane che lo insegue deve subito comprendere che si è fermato, con sicurezza dovrebbe abbaiare di nuovo a fermo, in questa caccia comanda il cinghiale!
Anche in questo caso più è prudente meglio è.
Un grande cane da cinghiale l’abbaio a fermo lo fa sempre, sa trattare ogni animale che ha di fronte, perché comprende tutte le situazioni possibili per non infastidirlo.
Ma certamente non saranno 3 o 4 abbai a fermo che potranno farci comprendere se siamo di fronte ad un soggetto con grandi attitudini per considerare un Segugio un bravo da cinghiale!

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